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G R E T A    G A R B O

La Divina ritrovata

È cominciato più di 50 anni fa l'amore per il cinema dell'autrice di questo articolo che ha scritto una biografia di Greta Garbo molto particolare, costruita con un paziente lavoro da detective. Raccogliendo testimonianze come quelle della Hepburn, di Douglas Fairbanks Jr, di Mastroianni e Marella Agnello


La Garbo-Sfinge in un fotomontaggio di Clarence Sinclair Bull.
La foto è pubblicata su “Con Garbo”. Sotto, l'attrice ai tempi
di “Anna Christie” (1930).

di Maria Grazia Bevilacqua

Il direttire di Film TV mi ha chiesto come è nata in me l'idea di scrivere questo libro su Greta Garbo. È un'idea che forse inconsciamente ha radici molto lontane, risale a quand'ero una ragazzina, vivevo a Santa Margherita Ligure e andavo quasi tutti i giorni al Cinema Teatro Savoia di cui era proprietario mio nonno. Prendevo di nascosto la tesserina per due posti gratuiti dicendo che sarei andata a fare i compiti da un'amica. Nel buio di quella sala, davanti al grande schermo luminoso, è nato il mio amore per il cinema, soprattutto quello americano che ritornava da noi dopo la lunga parentesi della guerra. Arrivavano i musical con Fred Astaire e Ginger Rogers, la serie dell'”Uomo ombra”, con Myrna Loy e William Powell, e le commedie con Katharine Hepburn accanto a Spencer Tracy o a Cary Grant o a James Stewart. Arrivavano i divertenti, ottimistici film dei buoni sentimenti di Frank Capra, gli western di John Ford. Arrivò l'atomica Rita Hayworth di Gilda, con quell'abito nero dalla profonda scollatura e lungo spacco sulla coscia, un abito che sembrava le avessero dipinto addosso. E poi i film con Humphrey Bogart e Lauren Bacall, le loro avventure nelle acque del sud. Insomma una grande ondata di immagini che giungeva da Hollywood, und universo lontano, ricco, sfavillante, così diverso dal nostro mondo.


“Con Garbo” (La Tartaruga L. 32.000)
la biografia della “Divina”
di Maria Grazia Bevilacqua.

    Un pomeriggio dell'estate 1946 arrivò “Non tradirmi con me”, film del 1941, l'ultimo della Garbo, ma questo lo seppi dopo, per me fu il primo. Sullo schermo dilagò il suo viso di luce, quel sorriso segreto, quello sguardo pieno di misteri. Mi sembrò l'archetipo della bellezza e del fascino, magica e arcana. Mi conquistò. Ne fui totalmente affascinata. Ecco, tutto è cominciato da lì. Dopo “Non tradirmi con me”, arrivarono altro film della Garbo: “Mata Hari”, “Grand Hotel”, “Anna Karenina”, “Margherita Gauthier”, “Come tu mi vuoi”, “Ninotchka”. Poi più niente. Il film della Divina scomparvero dai nostri schermi di paese di provincia. Forse si trovavano nelle grandi città, nelle cineteche, nei cineclub. Per me la Garbo rimase un ricordo struggente. La cercavo su quotidiani e rotocalchi, ne ritagliavo le fotografie e gli articoli. Leggevo che si era ritirata dagli schermi, che abitava a New York (lontanissima), che viaggiava tra Parigi, Londra, Costa Azzurra, Grecia, Bahamas, che odiava la stampa e non concedeva interviste, che era implacabile nel difendere la sua vita privata.

I suoi film

» 1922 Luffarpetter 1923 La leggenda di Gösta Berling 1925 La via senza gioia 1926 Il torrente, La tentatrice 1927 Anna Karenina(Love), La carne e il diavolo 1928 Destino, La donna misteriosa, La donna divina, A Man's Man 1929 Orchidea selvaggia, Donna che ama, Il bacio 1930 Romanzo, Anna Christie (I e II) 1931 Cortigiana, La modella, Mata Hari 1932 Grand, Hotel, Comme tu mi vuoi 1933 La regina Cristina 1934 Il velo dipinto 1935 Anna Marenina 1937 Maria Walewska, Margherita Gauthier 1939 Ninotchka 1941 Non tradirmi con me

    Passavano gli anni, io era diventata giornalista e avevo scelto di fare questo mestiere proprio per occuparmi di cinema, per incontrare attori e registi. Ogni volta che intervistavo qualcuno che pensavo avesse conosciuto la Garbo gli chiedevo di lei. Avevo raccolto tante notizie, ma erano solo tessere di un mosaico che volevo completare, decifrare.
    Ed è stato dopo la morte della Garbo, avvenuta nell'aprile del 1990, che ho deciso di andare alla sua ricerca, di ritrovarla, visitare i luoghi in cui aveva vissuto, trovare quante più persone potevo che l'avessero conosciuta e scrivere un libro su di lei. L'intenzione non era solo quella di raccontare la sua vita, ma di cercare di rivelarne la personalità, i pensieri, i sentimenti e tentare di scoprire quale fosse davvero il mistero-Garbo di cui sempre si parlava e scriveva. Ho cominciato a viaggiare: Stati Uniti, Svezia, Francia, Inghilterra, Svizzera. Ho incontrato decine di persone: attori, registi, amici. Ho avuto anche molti rifiuti, ho capito subito che gli amici della Divina erano una specie di setta che non sapeva, non ricordava, non voleva parlare. Ma ho anche trovato molte persone gentili e disposte a raccontare e alcune di queste erano, a loro volta, dei personaggi. Come Katharine Hepburn, come Letrice Gilbert Fountain, figlia di John Gilbert, come Douglas Fairbanks junior o la principessa Irene Galitzine o Marcello Mastroianni o Federico Zeri o Marella Agnelli. E così questa biografia molto particolare si intreccia con le voci, i ricordi, gli aneddoti, i giudizi di tanti testimoni. Ognuno racconta la sua Garbo. Ma ho completato il puzzle. Greta Garbo è stata una grande attrice del Muto o la prima vera attrice moderna? Tutte e due le cose. Ha interpretato, infatti, sia film muti che sonori. Ma soprattutto è certo che ancor oggi, vedendo i suoi film, siamo sorpresi dalla modernità della sua recitazione. Datati sono spesso i soggetti, le trame e molti suoi partner, ma lei mai.
    I registi che l'hanno diretta erano concordi nel dire che sul set Greta era geniale. Clarence Brown, che la diresse in sei film, affermava che la Garbo era incapace di sbagliare una parte perché era dotata di un intuito che nessun altro, nel mondo del cinema, ha mai posseduto. E Gorge Cukor aggiungeva: «La Garbo aveva il talento, nei primissimi piani, con un semplice gesto o girando leggermente la testa, di comunicare un'emozione». E mi piace quello che ha detto Truman Capote: «Greta Garbo ha portato al cinema un senso della poesia che nessun altro ha mai raggiunto, salvo forse Charlie Chaplin».
    Non so se tutti i giovanissimi spettatori televisivi e frequentatori di cinema sanno chi era la Garbo. Io li inviterei a cercare qualche suo film nelle videoteche o su qualche rete televisiva. Non passa molto tempo senza che qualche Tv riproponga un film di Greta. Io sono andata a cercarla ed è stato un viaggio affascinante che mi ha fatto incontrare molte persone interessanti e mi ha spesso riportato indietro nel tempo, agli anni d'oro del cinema di Hollywood     Tv


La Garbo sul set di “Donna che ama”. Sotto in “Come mi vuoi”.
Nella pagina a fianco, in alto “Mata Hari” e, in basso, “Cortigiana”.
 
 

LA GARBO PARLA… E RIDE!

La sua fama, oggi, è racchiusa tra due slogan e una quindicina di film. «La Garbo parla!» del 1930, quando con “Anna Christie” la diva del muto riuscì a transitare al cinema sonoro senza averne la carriera distrutta (come accadde invece a altre star, compreso il suo partner prediletto, John Gilbert). E «La Garbo ride!» del 1939, quando Lubitsch mise la grande tragica al centro di una commedia sofisticata, la fece ubriacare e ridere, in un primo piano disarmante e irresistibile persino per il raffinato distacco di Melvyn Douglas. Due anni dopo, a trentasei anni, dopo un'altra commedia (la pirandelliana “Non tradirmi con me” di Cukor), la Divina, inspiegabilmente e irremovibilmente, si ritirò. E il ritiro certamente conservò il suo fascino e la sua fama a livelli, appunto, divini. In realtà, la Garbo, prima di parlare e ridere, è stata una grande attrice del muto, passata al mélo hollywoodiano dopo quello europeo di Pabst e Stiller ed eletta dalla più grande della majors (la MGM) a sua maggiore stella. La Garbo non aveva solo una luce da dentro che si rifletteva sulla macchina da presa, la classe di una gran signora e il riserbo ascetico di una grande peccatrice. Non brillava solo nello strazio di “Margherita Gauthier” o nelle passioni illecite di “Anna Karenina” e “Mata Hari”. Aveva soprattutto una profonda, tormentosa umanità e l'erotismo lineare e sinuoso di una tentatrice Art Déco. Sapeva piangere, ridere e soffrire in silenzio; ma non aveva la spudorata franchezza imposta dalla maliarda anni '30. Dopo di lei, Marlene. E.M.

 

from:   Film TV,        29.11.1997
© Copyright by   Film TV

 



 

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